Presto i dispositivi digitali potrebbero essere flessibili, biodegradabili e pensati per un impianto a prova di sistema immunitario. Per riconnettere nervi, visualizzare informazioni e potenziare il cervello
La seta unita al silicio possono fornire una svolta nel campo della bioelettronica digitale applicata sottopelle. Una trovata di alta tecnologia su cui è impegnato il professor Brian Litt e i colleghi della Pennsylvania University, che hanno trovato il modo di imprimere circuiti elettronici nanoscopici su un sottilissimo strato di seta, da impiantare appunto sotto la pelle dei pazienti/utenti.
Quantità infinitesimali di silicio, opportunamente agganciate a un substrato di seta fino ad ottenere un dispositivo digitale flessibile ed estremamente malleabile perfettamente tollerabile dall'organismo ospite.
La seta potrà poi essere "smaltita" dal corpo del paziente/utente senza problemi, dicono i ricercatori, mentre per quanto riguarda il tipo di dispositivi concepibili alla Penn sostengono di poter sviluppare display LED flessibili con una funzione non molto dissimile dalle super-lenti a contatto realizzate in quel di Washington: e le altre applicazioni ipotizzabili spaziano dalla visualizzazione dell'attuale livello di zuccheri nel sangue per i diabetici, a più banali orologi digitali sottopelle.
Sul lungo periodo Litt dice di poter usare l'accoppiata seta-silicio per ripristinare le connessioni interrotte tra nervi, una prospettiva che porta dritta al ripristino di funzionalità negli arti paralizzati a causa di malattie degenerative o incidenti, e persino all'aderenza diretta dei tessuto-circuiti col cervello per stimolare i neuroni e tenere opportunamente sotto controllo patologie cerebrali invalidanti come il morbo di Parkinson.
Certo è che per ottenere tutta meraviglia tecnologica occorrerà affrontare e risolvere problematiche complesse come la rimozione degli elementi oro e titanio dai circuiti e non da poco, su come verrà "sfamato" il bisogno energetico dei biodispositivi.
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