giovedì 16 dicembre 2010

Un motoraduno da incubo...

... si affaccia un sottile sentimento di inquietudine, forse comprensibile, sono di staffetta al motoraduno e sento la responsabilità dell'imminente evento...

l servizio è ormai collaudato e la ricognizione del giorno precedente è servita a studiare il percorso in modo minuzioso, ma quella sensazione di disagio sta' aumentando, obliterando gioia ed entusiasmo.

In garage la moto e' al solito posto, mi pare solo un po' sbiadita ma questo non e' un problema, sara' la patina di polvere sopra depositata. Una macchia rossa sulla pedana del passeggero attira la mia attenzione, mi piego, vi appoggio il dito, ne rimane attaccato un repellente materiale appiccicoso. Ora non ho tempo per indagare, l'inquietudine ha raggiunto livelli di guardia, devo ancor mettere tuta, stivali e quant'altro.

Attraverso la strada livida, l'aria e' stranamente chiusa e rarefatta, il gestore del distributore mi dice con malcelato rammarico che puo' farmi il resto solo con moneta spicciola e con calma comincia a contare ed accumulare una montagnetta di centesimi. Ho una gran fretta, attendo qualche istante e chiedo dov'e' la toilette.

Mi viene indicata una ripida scala che pero' dopo un affannoso circolo vizioso mi riporta al punto di partenza. Prendo per un corridoio che mi conduce in una grande sala, assomiglia alla hall d'un albergo, con bar, grosse poltrone in pelle e tavolini. Quella che mi par essere la strada giusta e' sbarrata da due ragazze che hanno messo il loro tavolo sulla soglia d'una stanza; dico loro che vorrei passare ma rispondono divertite che da quella porta non si va in nessun posto. Mi affaccio incredulo e preoccupato, per constatare che c'e' solo un buio stanzino vuoto.

Ripasso davanti al benzinaio ignorando il mio resto, diventato ormai un imbarazzante enorme pila di centesimi affastellati sul bancone. Mi precipito fuori, la moto e' sempre accanto alla pompa.
Un cane sta' seduto nella carrozzina sidecar spuntata come un fungo al fianco del "mezzo", scodinzola e si agita.

Ingrano la prima, la seconda, poi terza, quarta, la velocita' aumenta rapidamente, continua a scodinzolare e girare come una trottola sul sedile; gli dico con fermezza : " cuccia cane ! ".
" non posso " mi risponde, perche' questa non e' la mia cuccia. Ed io di nuovo, questa volta con voce alterata dal disappunto : " cuccia cane !!! "

... non posso perche' questa non e' la mia cuccia cane non posso perche' questa non e' la mia cuccia cane non posso perche' questa non e' la mia cuccia cane non posso perche' questa non e' la mia cuccia ... . La ridondante filastrocca ci accompagno' per diversi chilometri. Solo un'ora di ritardo, la posso ancora recuperare.

Finalmente il punto di ritrovo, poche moto ed una grande roulotte in un piazzale, apprendo che bisogna fare il prelievo per le analisi del sangue. Non c'e' presenza di personale medico ma e' come se un invisibile infermiere fosse gia' all'opera. Sento il disagio dell'ago che buca la pelle e mentre trattengo il respiro penetra in profondita' e con avidita' succhia e gonfia la siringa.

Non conto piu' le ore di ritardo, l'atmosfera diventa improvvisamente crepuscolare come altrettanto improvvisamente muta la scena.

Mi ritrovo a tavola, molti motociclisti si accalcano e spintonano per un posto a sedere. Un cameriere mi mette in guardia, meglio fare attenzione, ci puo' esser qualcosa nel cibo. Spezzo il pane, ne esce la punta affilata di un ago.
Il suono della sveglia mi giunge una volta tanto consolatorio. Apro la finestra e l'aria pungente novembrina stempera lentamente le forti emozioni oniriche.

Quando poco dopo scendo in garage, la mia due ruote e' li' e sembra guardarmi in maniera rassicurante. Non c'e' nessun motoraduno, tanto meno servizi di staffetta. E' un normalissimo, gradevole, mercoledi' soleggiato...


"JO195 Motoclub Tingavert (che ringrazio vivamente)"

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